La cameretta. Parte 1: Fare la nanna
Aiuto, non ho una cameretta!
Disporre di una stanza indipendente per uno o più bambini è una realtà abbastanza recente, soprattutto in quelli che noi intendiamo paesi “occidentali” (Europa, America, Australia). Condividere lo stesso ambiente (o addirittura lo stesso letto) con altri membri della famiglia (siano genitori o fratelli) era la normalità fino a qualche decennio fa, quando solo le famiglie borghesi potevano permettersi di spostare il neonato in un altro ambiente, di solito affidandolo ad una tata (vedi “come dormono i bambini nel mondo”). Questo per dire che non disporre di una cameretta per il proprio figlio non è, di per sé, uno svantaggio. Alcuni studi hanno evidenziato che i bambini che condividono la stanza con i genitori o con più fratelli sono tendenzialmente più socievoli.
Certamente, però, la questione di disporre di uno spazio indipendente per il proprio figlio bisogna inserirla nell’ottica di una serie di trasformazioni sociali importanti: le famiglie sono meno numerose e i bambini trascorrono più tempo all’interno delle case che per strada e di solito dispongono di una quantità di giochi e giocattoli enorme (alla quale bisogna pure dare uno spazio) impensabile tempo fa.
Se non si ha la possibilità di dare uno spazio indipendente per il proprio figlio non bisogna scoraggiarsi. In realtà i bambini hanno bisogno di poche cose, soprattutto nei primi anni di vita, e anche se ci può sembrare strano, prediligono gli ambienti piccoli, gli angoli, la vicinanza con i propri cari. Naturalmente con la crescita le esigenze cambiano e il bisogno di uno spazio per giocare o studiare si fa sempre più nitido. In quel caso bisognerà trovare soluzioni per spazi ridotti, soluzioni intelligenti, innovative e curiose che possano trasformare un disagio in un’occasione per il design e per il gioco.
Ma torniamo all’inizio.
Culla o co-sleeping?
La prima cosa alla quale una mamma pensa quando si avvicina l’arrivo di un bambino è la sua culla. Il mercato italiano offre poca varietà, ma se si apre lo sguardo verso l’estero si possono trovare bellissime soluzioni in diversi materiali. E’ importante però considerare che questo oggetto è molto effimero, utile solo nei primissimi mesi di vita, e dunque conviene sceglierlo con criteri di economia o nell’ottica di una sua trasformazione nel tempo o cambio d’uso.
Una soluzione, diversa dalla culla come la concepiamo tradizionalmente,è invece il co-sleeping, cioè condividere lo spazio dove si dorme, in questo caso, con la madre. Si può intendere per co-sleeping semplicemente che il neonato dorme nel lettone insieme a uno o due dei suoi genitori, ma qui io mi riferisco specificamente alle soluzioni pensate per favorire questa pratica in sicurezza, senza invadere lo spazio del letto coniugale. La cosa assolutamente sconsigliata da un punto di vista pediatrico è l’utilizzo di cuscini per cercare di limitare lo spazio: oltre a non essere effettive barriere anticadute comportano anche il rischio di soffocamento.
Numerosi pediatri negli ultimi anni sono promotori della pratica del co-sleeping perché ritengono che sia più fisiologica e che favorisca la tranquillità del neonato durante il sonno e l’allattamento notturno in condizioni di riposo della madre. Alcuni affermano che se al neonato viene data da subito una risposta al suo bisogno di rassicurazione in prossimità del corpo della madre, sarà prima (e meglio) in grado di affrontare un distacco posteriormente e di dormire in autonomia. Ovviamente questa scelta può avere come aspetti negativi l’influenza sull’intimità della coppia e il rischio che la presenza del bambino si prolunghi oltre il previsto.
Sembra comunque, che sia diverso quando il co-sleeping avviene fin dai primi giorni-mesi di vita o se in seguito alle richieste del bambino; in quest’ultimo caso i bambini fanno più fatica a separarsi dal lettone. Se nel primo caso c’è una scelta consapevole del genitore, nel secondo c’è invece un assecondare il bambino più per stanchezza che per una reale motivazione.
Il lettino.
Al terzo o quarto mese, in base alle dimensioni e al bisogno di mobilità del bambino, si abbandona la culla per passare al lettino. Per sceglierlo non c’è solo il classico lettino con le sbarre che siamo abituati a vedere comunemente.
Forse noi stesse siamo state protagoniste di pericolose cadute a due o tre anni di vita cercando di scavalcare le sbarre dei nostri lettini. Non c’è in realtà nessuna necessità di far dormire i bambini in una sorta di gabbia di legno. Già dal momento in cui il piccolo gattona, e quindi ha una forte spinta agli spostamenti nello spazio, può essere messo nella condizione di salire e scendere da solo dal proprio lettino. Basta semplicemente che questo sia posto alla giusta altezza.
E’ stata Maria Montessori per prima a promuovere l’idea di far dormire i piccoli in bassi materassi appoggiati su futon (o tatami) a pochi centimetri dal pavimento. Questi possono avere una protezione laterale (non serve che sia molto alta) per evitare che il bambino cada dal materasso mentre dorme e un lato aperto da dove possa salire e scendere comodamente. Naturalmente mettere un tappeto anticaduta in prossimità è un’accortezza molto valida per consentire questo passaggio.
Il letto… a castello?.
Più o meno al 5-6 anni si arriva al passaggio dal lettino (di solito di lunghezza 120-140 cm) al letto. E’ un passaggio importante perché tendenzialmente questo sarà il letto che accompagnerà il bambino fino all’età adolescenziale, se non adulta. Coincide anche con l’età scolastica, e quindi di solito la scelta del letto viene accompagnata da una piccola scrivania dove il bambino possa studiare.
Spesso nelle case quando si dispone di una camera per il bambino questa è di piccole dimensioni o deve essere condivisa con uno o più fratelli o sorelle. La scelta del letto dunque si pone in termini di un utilizzo intelligente dello spazio a disposizione.
La maggior parte dei bambini a quella età amano l’idea di dormire in un letto a castello (due letti uno sopra l’altro) o un letto a soppalco (un letto alto con lo spazio sottostante libero). Chi sa perché adorano l’altezza, la difficoltà di salire una scaletta, il piccolo recinto che definisce uno spazio indipendente, proprio.
La questione del letto in altezza però non va valutata solo in termini di risparmio dello spazio ma anche di sicurezza. Quanto sia rischioso e quale sia l’età giusta del bambino per farlo dormire in un letto alto sono spesso le domande che i genitori si pongono.
Sarebbe interessante avere dati scientifici riguardo il numero in percentuale di cadute da letti alti. Da una semplice ricerca internet mi sembra di capire che gli incidenti domestici di questo tipo non avvengono ad un’età specifica, ma invece possono capitare in bambini dai sei ai quattordici anni, o in casi più rari, anche in età adulta. Il problema non è tanto l’età del bambino quanto le sue abitudini, come per esempio se spesso si alza di notte o soffre di sonnambulismo.
Anche se incidenti di questo tipo non sono molto comuni, quello che mi sento di consigliare è di scegliere il letto con criteri di sicurezza, dando preferenza alle scale a gradini piuttosto che a pioli, e alle barriere di protezione laterale di altezza giusta (minimo 16 cm. Al di sopra del materasso secondo la norma europea EN-747-1) e preferibilmente che coprano tutta la lunghezza del letto.
Naturalmente ci sono numerose soluzioni per uno o due letti a scomparsa o meno. Dai letti ribaltabili, quelli a cassettone o quelli scorrevoli, la stanza può contenere in poco spazio gli arredi necessari senza compromettere l’area di gioco o sfogo. E’ da valutare di volta in volta quella che più si adatta alle esigenze di spazio, funzionalità ed estetica della stanza.
Ultima cosa, ma non meno importante, non dimenticatevi del fatto che questa sarà la camera del bambino e non del genitore. Spesso noto che dietro un gran parlare di spazi a misura di bambino gli ultimi ad essere coinvolti nella progettazione sono proprio i principali fruitori. Farli partecipi delle scelte e lasciare spazio alla loro creatività e libertà d’intervento nel proprio spazio è non solo giusto ma doveroso. Dare il giusto valore all’opinione dei bambini nelle cose che gli riguardano è un’attenzione che mira ad un’educazione al rispetto di se stessi e degli altri e gli insegna fin da piccoli a far valere i propri diritti e le proprie idee. Cercherò di approfondire un po’ di più su questo argomento nelle prossime puntate.
Il libro della notte.
Una mamma sa che il sonno dei bambini non è solo una questione di lettino. Nella stragrande maggioranza dei casi la questione più difficile non è tanto doverli far dormire ma come farli addormentare. I genitori in generale sono molto creativi e si inventano moltissimi metodi diversi per riuscirci. A me piace leggere un libro.
La lettura notturna non ha solo lo scopo di addormentare il bambino. L’amore per i libri si insegna fin da piccoli, e quando diventa una abitudine nella prima infanzia è molto probabile che lo sia per tutta la vita. Il momento che precede il sonno poi è speciale e perfetto per ricreare l’atmosfera di silenzio e calma necessaria per entrare in una bella storia.
Un libro non ha grande bisogno di spazio ma a me piace l’idea di dargli una certa dignità, un giusto luogo che lo custodisce mentre attende il momento di essere preso in mano. E’ bello allora disporre di una piccola mensola a fianco del lettino dove mettere i libri favoriti, quelli che il bambino trova piacere ad ascoltare ripetutamente, notte dopo notte, prima di chiudere gli occhi, e anche di una poltroncina o dei cuscini per terra dove la mamma o il papà si siedono a leggere affianco a una lampada da notte. Con pochi elementi si può contribuire a ricreare il luogo adatto perché la lettura avvenga in una atmosfera intima, familiare e comoda per tutti. Allora diventerà un magico rituale.
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Continuate a seguire questa rubrica, in uscita ogni mese. Prossimo appuntamento: La Cameretta, parte 2. Vestirsi.
Guest post di Adriana Correa del blog Kid’s Modulor.
2 commenti
serena (io imparo con la felicità)
interessante articolo e interessante rubrica, e trovo bellissima la culla che si aggancia al lettone!
Ella
Ciao Serena, anch’io trovo che i post di Kid’s Modulor siano veramente interessanti, la rubrica uscirà nuovamente in aprile, seguici!