Alfa’beto fo’netiko: ‘ɛk:o ‘kome si ‘skrive per ‘fare un e’zame del:in’gwaʤ:o
No, non è un errore, traduco: “Alfabeto fonetico, ecco come si scrive per fare un esame del linguaggio”.
Oggi vorrei parlarvi di cosa è l’alfabeto fonetico e a cosa serve. Da un po’ di tempo, infatti, mi seguono colleghe logopediste, studentesse di logopedia e moltissime giovani ragazze che mi scrivono per sapere come fare per diventare logopedista (ne ho già parlato qui).
Il tema è un po’ tecnico, ma penso sarà un argomento che potrà interessare moltissimi di voi. Il logopedista è lo specialista che esegue l’esame del linguaggio anche in bambini molto piccoli; consiste nel registrare la produzione verbale del soggetto per poi poterla analizzare. La valutazione del campione del linguaggio espressivo è una parte fondamentale (ma non l’unica) dell’esame del linguaggio e la trascrizione fonetica del campione di linguaggio registrato ne è una parte fondamentale.
La trascrizione fonetica deve essere molto precisa, quindi il logopedista utilizza degli auricolari per l’ascolto in modo da non avere interferenze dei rumori ambientali; spesso è necessario ascoltare più e più volte alcuni spezzoni. Facciamo un esempio: il bambino dice “mamma guadda bibba” che in alfabeto fonetico si scrive così: ‘mam:a ‘gwad:a ‘bib:a.
Ogni suono della lingua ha un simbolo corrispondente e anche se le lettere dell’alfabeto sono 21, i simboli sono molti di più. Per esempio le due parole “pizza” e “mezzo” nella prima la zeta è sorda e nella seconda sonora; in alfabeto fonetico si scrivono pit:sa e mɛd:zo. La trascrizione in alfabeto fonetico è molto importante perché permette di stendere un inventario dei suoni che il bambino è in grado di pronunciare oppure o no. Da questo inventario, che si chiama inventario fonetico, si parte per stendere il successivo piano di trattamento e per decidere quali suoni sono gli obiettivi da raggiungere.
Per eseguire un esame del linguaggio completo e ben fatto servono molte ore di lavoro; una registrazione di mezz’ora può richiedere tre ore di lavoro (dipende anche da quanto parla il bambino e quanto è comprensibile). Penso che nessuno abbia mai pensato che un’unica seduta di logopedia che dura dai 45 ai 60 minuti, nasconda molto più “impegno temporale”. In parte questo spiega perché le liste d’attesa siano così lunghe nel Servizio Pubblico, infatti è impensabile che un terapista riempia tutto il suo orario di lavoro con terapie dirette all’utente; è necessario il tempo per analizzare i dati, stendere il piano di trattamento, verificare gli obiettivi, preparare il materiale … Sempre questo è uno dei motivi per cui un trattamento privato ha costi così elevati. Una valutazione linguistica ben fatta e scrupolosa, una trascrizione del campione del linguaggio precisa ed accurata, la stesura della relazione ed una buona restituzione alla famiglia sono tutti atti indispensabili e doverosi nei confronti dei pazienti. In mancanza di questo, non si da’ un servizio di qualità.
Queste informazioni potrebbero servire alle tante famiglie nell’affrontare un possibile iter di logopedia; troppo spesso mi capita di sentire di visite fatte in modo superficiale, senza l’uso di test specifici e soprattutto senza il rilascio di una relazione finale.
Ecco un suggerimento bibliografico per i colleghi logopedisti, un libro che ho letto ed apprezzato molto, per gli addetti ai lavori: “Valutare il linguaggio e la comunicazione. Manuale per logopedisti e psicologi” di L. Lena, A. Pinton e B. Trombetti. Carocci Faber, 2004.
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